Potremmo rilasciare una nostra dieta – saremmo le prime rock star a rilasciare una dieta – del resto in libreria oggi si vende il soft porn e si vendono le diete – i dischi non si vendono – il soft porn non ci interssa, quindi avrebbe senso buttarsi sulle diete.
Però pensavo che la dieta dei [dK] esiste già: [dietary Ketosis] = [dK], appunto.
La [dK] è una strategia alimentare che si basa su una valutazione elementare (ed elegante) di ottimizzazione energetica.
I nostri mitocondri respirano meglio a grassi che a carboidrati, nel senso che producono molto meno scorie – radicali liberi – danno ossidativo – invecchiamento – se il substrato da cui ricavano ATP, la loro energia chimica, è costituito da grassi e/o corpi chetonici, piuttosto che da glucosio.
Quindi ci orientiamo verso un bilanciamento tra macronutrienti che punti decisamente sui grassi, moderatamente sulle proteine, e marginalmente sui carboidrati.
Questa è la basis della [dK].
Noi abbiamo una grande simpatia per la [dK], per evidenti motivi di assonanza artistica, per l’indubbia eleganza concettuale, e per una certa solidità scientifica.
Detto questo, noi altri dei [dK], non ci sentiamo ancora di raccomandare ai nostri fans la [dK].
Il tema del bilanciamento tra macronutrienti è lontano dall’essere sviluppato interamente e, allo stato attuale della scienza umana, una strategia alimentare che forza estremamente da una sola parte, va vista con un’attitudine prudenziale. A questo proposito si legga questo intervento fulminante dell’ottimo Paul Jaminet.
Comunque basta avere pazienza: almeno 5-6 scienziati autorevoli stanno provando la [dK] su loro stessi: alcuni di loro sono ultra 50-enni – vediamo quanto durano.
In ogni caso il tema del bilanciamento tra macronutrienti è il tema più divertente degli ultimi anni.

Parentesi: scenario di riferimento.
Tutti a parlare di spread e di pensioni, ma il tema vero e determinante per l’uomo moderno è individuare un quadro di rifermento scientificamente solido e realmente sostenibile verso il quale orientare le scelte alimentari e gli stili di vita degli esseri umani.
I governi alzano l’età pensionabile pensando di risolvere i problemi macroeconomici, ma è un errore madornale.
E’ un errore perché non vedono una cosa evidentissima: continuando di questo passo l’essere umano medio, da sessantani in poi, ottimisticamente, non sarà in grado di produrre un cazzo di utile.
In compenso verrà tenuto in vita fino a 85 anni, in qualità di grosso consumatore di farmaci e terapie (somministrate sempre di più da operatori privati).
Questo significa che il datore di lavoro dovrà caricarsi sulla schiena almeno 20 anni di stipendio intero di un povero coglione assenteista rimpinzato di anti-infiammatori, anti-acido, antibiotici, cortisonici, sciroppo di glucosio-fruttosio, farina di frumento e olio vegetale.
Quindi i governi, per pagare meno pensioni, obbligano le aziende ad accollarsi questo costo sociale per oltre vent’anni.
Questo tesoretto, lo stipendio di questo qua, va in parte ai badanti in arrivo da economie di seconda fascia: quindi la cosa potrebbe essere vista come un meccanismo trasversale di redistribuzione del reddito, il che non sarebbe un male – il funzionario Telecom rincoglionito e incontinente che gira metà del suo stipendio da 4.000 € alla badante macedone che gli pulisce il culo e gli fa l’insulina.
Tuttavia anche i badanti di oggi avranno presto bisogno di una badante, a loro volta, dal momento che vivono, mangiano e si drogano (di farmaci) come noi.
Insomma è un casino.
Alla fine non ci sarà più nessuno in grado di badare a nessuno.
Sottoparentesi: sto scrivendo un romanzo in cui ipotizzo uno scenario futuro in cui il 40% dei ragazzi studiano per diventare badanti, e trovano impiego sicuro come badante.
Io non riesco più ad apprezzare (in senso matematico) i livelli fino ai quali non si capisce un cazzo oggi: a livello macroeconomico proprio – anzi, a livello sistemico.
L’unico intervento sistemico che abbia un minimo di speranza di efficacia è quello che punta a ribaltare il modo in cui viviamo e ci alimentiamo e il modo in cui gestiamo gli interventi farmacologici e terapeutici in generale.
Nessuna economia riesce ad auto-sostenersi con metà della popolazione che vive in condizioni di salute precaria.
Per farlo occore sventrare e ricostruire con criteri di sostenibilità l’industria alimentare e l’industria farmaceutica.
Andassi al potere io, come dittatore, eliminerei i cereali con glutine, gli oli vegetali, tutte le forme di glucosio e fruttosio isolati e il latte, a meno che non sia crudo.
Qualunque governo che facesse questa scelta, nel giro di una generazione dominerebbe il pianeta.
Certo alcune industrie verrebbero annientate, ma va bene così: è nella natura evolutiva dei sistemi capitalisti.
Si chiama selezione sotto pressione.