Il momento della colazione è in genere il momento in cui focalizzo la brutalità (in senso Dantesco) dell’umanità odierna, con particolare riferimento a questo paese.
Al di là del fatto che ho dovuto assumere un muffin di farina di frumento, per motivi che non starò ad esplicitare, prolungando mio malgrado “un tranquillo week end di esposizione al glutine” – al di là di questo, per qualche motivo che ignoro, la radio non era sintonizzata su Radio Sportiva, stamattina, ma su RTL 102.5.
Ero intento a cercare del kefir in frigorifero, per dare un contributo esterno al Rothia (che spero non abbia abbandonato la nave) nella degradazione dei peptidi stronzi del glutine (33-MER, 26-MER), e quindi ero inabile a cambiare stazione.
Quindi ho ascoltato il “nuovo” dei Gemelli Diversi.

E’ tutto collegato – l’overload di glucosio alimentare da muffin e i gemelli diversi intendo, e al limite anche il glutine.
Solo una collettività di cervelli danneggiati riesce ad assimilare senza rigetto questa merda estrema.
Tutti a dire che la musica pop è innoqua, bruttina ma innoqua – innoqua il cazzo.
La musica pop è pericolosa, è merda pericolosa, estremamente pericolosa – il punto è che i nostri sistemi di controllo sono completamente disregolati e vengono aggirati di continuo.

Il legame tra industria discografica, alimentare e farmaceutica appare a questo punto evidente.
Troppo glucosio nel cibo.
Troppo glucosio nel sangue.
L’organismo difende il cervello e induce il pancreas a produrre molta insulina per tirar via l’eccesso di glucosio dal sangue e buttarlo negli adipociti.
Ma grazie al culo che succede così.
Quando vedete crescere le vostre pancette molli e informi, o i vostri cuscinetti tremuli, ringraziate il culo, perché essi stanno salvando il vostro cervello.
O saltano i neuroni, o si gonfiano i maniglioni.
Questo è il trade off dell’umano esposto ai cibi odierni.
Il maniglione è un meccanismo di difesa, è un buffer a difesa del cervello.
Questo meccanismo complessivamente funziona, ma solo entro certi limiti.

Adesso il post diventa palloso, ma il punto è che se certe cose non le capite, continuerete ad accettare che le radio trasmettano i gemelli diversi, senza reagire – quindi dovete capirle.
Il cervello riceve il glucosio passivamente, direttamente dal flusso saguigno, indipendentemente dall’insulina.
E’ questo il motivo per cui l’organismo ha sviluppato nel corso dell’evoluzione dei meccanismi molto sofisticati, che hanno lo scopo di mantenere il glucosio ematico in un zona relativamente stretta, sia durante un digiuno, sia durante un’abbuffata atroce tipo a un matrimonio.
Il cervello non ha un sistema di modulazione in/out del glucosio (tipo insulina – messaggio – recettore), quindi è esposto alle fluttuazioni ematiche.
Essendo esposto passivamente, il sistema di regolazione del glucosio ematico, è un meccanismo potente che ha priorità massima su tutto.
Durante il digiuno il glucosio carente viene ricavato dalle proteine (gluconeogenesi) e durante un’abbuffata atroce l’eccesso viene dirottato negli adipociti.
Il livello ematico di glucosio rimane comunque relativamente stabile, all’interno di una ristretta zona tollerata dal cervello.
L’organismo, pur di salvaguardare il cervello, è pronto ad ingrassare brutalmente o a cannibalizzare i muscoli e a immunodeprimersi in modo altrettanto brutale.
Possiamo ridurci in un stato estremo senza danneggiare gravemente il cervello.
Quando uno muore di fame, rimane sveglio fino alla fine.
Cedono prima gli altri organi, perché loro si, vengono deprivati di glucosio, e sostanzialmente si bruciano.

Contrariamente al cervello, gli altri tessuti, muscoli e tessuto adiposo per esempio – ma tutti i tessuti – tutte le cellule di tutti gli altri tessuti, hanno un modulatore che regola l’in/out del glucosio: il recettore dell’insulina.
Il problema si verifica quando l’insulina continua a sollecitare a fondo, ad ogni pasto, i recettori, reiterando il messaggio molecolare “accogliete il glucosio, accoglietelo tutto, che altrimenti ci fottiamo il cervello”.
Dopo qualche tempo i recettori cominciano a diventare resistenti.
La sensibilità all’insulina viene compromessa.
Questo significa che avrò bisogno di più insulina per togliere dal sangue la stessa quantità di glucosio.
E il glucosio lo devo togliere comunque, per mantenere la zona di glucosio ematico a livelli di sicurezza, perché se no il cervello si fotte e il cervello vince su tutto.
L’insulina ha perso efficacia: una vite che cerca di entrare dentro dei tasselli spanati.
Il pancreas è una ghiandola, ed è guidata dall’ipotalamo, che è la centralina di controllo generale.
L’ipotalamo monitora in modo maniacale i livellli di glucosio ematico, e finchè essi non sono rientrati in una zona sicura per il cervello, l’ipotalamo dice al pancreas di produrre altra insulina, più insulina, fottecazzo che i recettori siano resistenti.
Questa è una trappola.
Questo è il modo master (master way) con cui l’uomo moderno si autoinfligge di invecchiare precocemente.
This is Insulin Resistence.
Alla fine i tessuti cedono, soprattutto i tessuti adiposi, e il glucosio entra nella cellula, diventando acido palmitico (grasso) nelle cellule grasse.

Quindi: ingrassare ingrasso comunque, e in più, peggio, ha mantenuto un livello relativamente alto di glucosio ematico per molto tempo, producendo un po’ di AGE (la così detta colla molecolare che si attacca a un sacco di molecole facendo un grosso casino – glicazione), e ho dovuto produrre quantità sproporzionate di insulina, il che non è un bene, perché l’insulina ha un ruolo attivo nei percorsi biochimici che promuono gli stati infiammatori.
Questa fase in cui non riesco a togliere alla svelta l’eccesso di glucosio dal sangue perché i tessuti sono diventati resistenti, e in cui devo produrre molta più insulina di quella necessaria, è la così detta sindrome metabolica.
La trappola si completa quando il livello di glucosio ematico si consolida su livelli costantemente e relativamente alti (ma ancora non in grado di danneggiare direttamente il cervello) e l’insulina rimane anch’essa su livelli costantemente e relativemante alti, perché c’è sempre del glucosio da togliere, dal momento che i tessuti sono diventati fottutamente resistenti e non lo accolgono.
La trappola consiste nel fatto che se l’insulina non si abbassa mai, il grasso confinato negli adipociti rimane intrappolato all’interno degli apociti stessi.
Il grasso è virtualmente un ottimo carburante, migliore del glucosio, e potrebbe essere usato come energia dai tessuti, ad esempio dai muscoli per gli sforzi a bassa intensità.
E in effetti è così che succede.
Ma non nelle persone che si sono ficcate in questa trappola.
Non nelle persone in cui l’insulina è cronicamente alta.
L’insulina è l’ormone che fa entrare il surplus nelle cellule convertendolo in grasso e impedisce al grasso stesso di uscirne per essere riutilizzato come carburante.
Posso digiunare, posso camminare in montagna: attingerò in minima parte alle scorte di grasso, viceversa stresserò il mio organismo in modo pesante per sostenere uno sforzo per cui non ho di fatto energia disponibile.
Se non riesco a uscire da questa trappola, e se vado fino in fondo, arrivo a fottermi il pancreas.
Il pancreas smette di produrre insulina, perché si danneggia, fonde, proprio.
E questo è il diabete di tipo II, cioè quello autoinflitto.
Quello di tipo I è autoimmune, quello di tipo II è autoinflitto.

Il cervello usa il glucosio e lo riceva flat, in una quantità che è strettamente correlata al torrente ematico.
Il torrente deve mantenersi entro gli argini, ogni altro problema è secondario.
Ogni anomalia severa e reiterata sul flusso di questo torrente disregola tutto l’ambaradan, che pur di salvare il cervello, è pronto ad autodistruggersi.
L’insulina, i recettori all’insulina e la resistenza all’insulina sono i fattori chiave.
Il controllo dei carboidrati è l’unica, ovvia soluzione.
Controllo vuol dire restrizione.
Restrizione relativamente ai livelli inumani a cui siamo abituati oggi.
Livelli inumani signica livelli per i quali l’uomo non è geneticamente attrezzato, livelli estranei alla storia evolutiva dell’uomo sul pianeta terra.

Quasi tutti gli esseri umani esposti ai cibi industriali sviluppano prima o poi un certo livello di resistenza all’insulina, dunque rimangono in qualche misura intrappolati.
I sistemi di controllo tutelano il cervello, è vero, ma non completamente.
Qualche neurone salta comunque.
I primi a saltare sono quelli che afferiscono al così detto “gusto musicale”, perché evoluzionisticamente sono quelli meno decisivi.
Il legame tra industria discografica, alimentare e farmaceutica appare a questo punto evidente.