Quello che sta facendo l’industria farmaceutica è qualcosa che ha a che fare strettamente con la decadenza del genere umano.
L’industria farmaceutica evidentemente vuole vendere i farmaci.
Per venderli usa una comunicazione di un certo tipo.
La pubblicità intendo.
La pubblicità dei farmaci dovrebbe essere vietata.
La pubblicità è sempre in malafede.
Intrinsecamente in malafede.
Non è mania di persecuzione.
E’ così.
I farmaci non sono delle cose divertenti.
Il cretino col raffreddore che prende il Tachiflu e due ore dopo va a fare il pane e sniffa la farina: non fa ridere.
Molli la cretina in scooter con l’emicrania che prende il Moment: non fa ridere.
Le due cretine che se la ridono fuori dalla farmacia perché si sono appena comprate la confezione famiglia da 60 Moment.
60.
Non fa un cazzo ridere, cretine.
L’altro idiota in aereo che ha il mal di testa, prende il Moment Act e poi flirta con la hostess, misogino sessista del cazzo – vorrei sfondarti il cranio, così vedi come ti passa, idiota, il mal di testa dico, idiota.
I pompieri cartoons che spengono le fiamme nello stomaco con gli idranti di anti-acido.
Non sono cose divertenti.
Non sono cose normali.
Stare male non è normale e prendere i farmaci non è normale.
Ve lo stanno facendo credere.
E’ un modello di business.

L’umanità sta facendo business su sé stessa.
Self Inflicted Business Model.
Veniamo tutti assegnati a un pattern metabolico basato su privazione del sonno, stress cronico, frumento, olio vegetale polinsaturo, glucosio-fruttosio isolati e gianna nannini.
Per non parlare della non esposizione ai raggi UVB e alla ingiustificata esposizione agli antibiotici.
Da qui nascono i presupposti per malanni di ogni tipo, dall’emicrania alle robe autoimmuni tipo quelle del Dottor House.
Di questi malanni curiamo solo i sintomi, senza fare assolutamente nulla per invertire la tendenza: riprogrammare il pattern metabolico di cui sopra.
In questo modo alimentiamo il business dell’industria agro-alimentare e il business dell’industria farmaceutica (e para-farmaceutica).
E in mezzo i pubblicitari che ci guadagnano (e con loro i naturopati, i nutrizionisti, gli omeopati, gli iridologi, i plantarologi, gli utetrologi).
Ai pubblicitari abbiamo dedicato questa canzone.
dIO quanto mi stanno sul cazzo i pubblicitari.
Mi girano talmente i coglioni che mi verrebbe da scrivere una bestemmia.
A me sto papa Francesco mi sta sui coglioni, non so perché.
Ma cazzo svegliati.
Dì qualcosa.
Fa’ qualcosa.
Mi sembra un fantoccio messo lì da qualche lobby transnazionale.

Comunque.
Questo è un discorso complottista che non porta a niente.
Vorrei invece fare un discorso più pragmatico.
Evidentemente, chiunque abbia letto il post fin qui penserà che:
se uno ha le emorroidi se le deve tenere e impasticcarsi,
se uno ogni tre giorni ha il mal di testa se lo deve tenere e impasticcarsi,
se uno piglia 3 influenze in 2 mesi se le deve fare e impasticcarsi,
se uno ha sempre il mal di pancia se lo deve tenere e impasticcarsi,
se uno ha il colesterolo totale alto lo deve abbassare (càzzata) e impasticcarsi.
Fatalismo, accettazione, predisposizione ad assumerlo invariabilmente,
tutto quanto, diritto nel culo.
L’umanità sta facendo business su sé stessa.
Meta-sado-maso-business.
Non è normale.
Stare male può succedere e i farmaci in determinati casi vanno presi.
Stare male però non è normale e prendere i farmaci non è normale.
Ve lo stanno facendo credere.
La confezione da 60 di Moment non è normale: è una aberrazione grottesca di un modello di business che ha perso ogni forma di pudore.
Quanto siete coglioni.
Adesso vado in piazza a manifestare contro il fatto che la gente è cogliona.
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