Il punto non sta nelle cose che Lana Del Rey sbaglia, il punto sta nelle cose che Lana Del Rey fa giuste.
Nel mondo mistico e cruciale della pop song le cose giuste fanno la differenza e le cose sbagliate vengono perdonate.
Quindi bisogna osare, rischiare, amare: tutto questo è molto evangelico.
Su questo aspetto ho già scritto molto, tipo qui, qui e qui, e magari un giorno scriverò un saggio un po’ strutturato per esprimere definitivamente la visone dei [dK], che immagino interessi molto.
Invece, il discorso di Ultraviolence di Lana Del Rey: secondo me poteva essere realizzato molto meglio in termini di arrangiamento e produzione, che poi oggi arrangiamento e produzione sono ampiamente sovrapponibili.
Questo tipo qui dei Black Keys, secondo me, ne ha indovinati al massimo 3 o 4 di pezzi:
West Coast, Brooklyn Baby, Shades of Cool, Pretty When You Cry.
Tutto il resto l’ha un po’ sparacchiato via alla viva il parroco.
Questi musicisti-produttori rampanti, che per motivi congiunturali si ritrovano a gestire dischi così importanti per l’umanità, secondo me non se ne rendono molto conto.
Ricordo ancora con sgomento la produzione di Mark Bell su Exiter dei Depeche Mode, roba da matti.
Cioè questi qui nascono come hipster del music business, cioè degli alternativi che a un certo punto vengono arruolati dal sistema, essendo diventati autorevoli per motivi di trend e consenso più che per motivi tecnico-artistici, dopodiché gestiscono con leggerezza opere da cui dipende il destino dell’umanità.
Comunque, non indugio oltre su questi temi, se no divento aggressivo.
Mi rendo conto che questo post sta diventando palloso e, per lo più, anacronistico, dal momento che ieri è uscito il nuovo singolo High by the Beach.
La sintesi estrema è che Ultraviolence conferma per larghi tratti il talento assurdo di Lana Del Rey nel riuscire ad indovinare (non per culo) quelle linee melodiche, o meglio temi, o meglio arie, o meglio venti stellari, che si estraneano dal pianeta terra e che rappresentano le vicende umane da una vista più alta: può sembrare difficile ma bastano due Tennent’s medie a tarda notte e delle cuffie In Ear per capire.
E comunque, l’aggettivo giusto per il nuovo di Lana Del Rey (High by the Bech) è: Ganzo.