Dicevamo di Ligabue, del fatto che ha definito la sua musica Lambrusco e Pop Corn.
Molti potrebbero ritenere che l’accostamento è azzeccato in termini di evocazione e di riferimento alla cultura popolare: il Lambrusco è un prodotto emiliano (o romagnolo, ‘cazzo so io), frizzante, brillante, ruspante, sincero e tutte queste cazzate qui, il pop corn è un prodotto americano (almeno nell’immaginario), anch’esso popolare, festaiolo, disimpegnato. Quindi l’idea che l’accostamento evoca è quella di una musica radicata nel territorio in cui nasce l’artista, che assorbe gli elementi della cultura popolare locale, e che contemporaneamente rimanda al mood di certo rock’n roll americano.

Ok, questa interpretazione la darebbe un Luzzatto Fegiz qualsiasi, noi [dK] diamo una interpretazione più rigorosa e scientifica, confidando che anche l’ottimo Ligabue volesse in realtà interdela così. Noi la mettiamo in termini di valore artistico e di valore nutrizionale, definendo in modo preciso il valore nutrizionale del Lambrusco e del Pop Corn, e desumendo per analogia il valore artistico della proposta musicale di Ligabue.

Allora il Lambrusco è un vino, per di più zuccherino, quindi presenta numerosi problemi: è un carboidrato ad alto carico glicemico, ha un contenuto alcolico dunque è epatotossico al di là di una certa soglia, contiene solfiti, sostanze che oltre una certa soglia sono immunoreattive, non ha alcun elemento nutrizionalmente positivo per l’organismo (i tannini eventualmente contenuti sono in concentrazioni bassissime, dunque irrilevanti a meno di non assumerne a damigiane). Il mais è un cereale, quindi un altro carboidrato ad alto carico glicemico, è esposto a rischio micotossine, specie quello di importazione, dunque estremamente epatotissico (è ovvio che ci vuole sfiga), generalmente è condito con troppo sale, quindi troppo sodio, contiene grassi generalmente negativi per l’organismo umano, polinsaturi Omega-6, per di più degradati dalla soffiatura o estrusione e dalla lunga conservazione. Insomma unammerda.

E le due cose abbinate raggiungono livelli di squilibrio notevoli.
Sono solo carboidrati, per di più ad alto carico glicemico, quelli che vanno sparati su pance e culi, quelli che mandano fuori giri il pancreas nella secrezione di insulina.
Ci sono appena un po’ di grassi, e di quelli sbagliati, gli Omega-6, che sono mediatori di risposte molecolari infiammatorie.
Cioè se hai le emorroidi e ti bevi un bucchierino di olio di mais il culo ti va imprevedibilmente a fuoco.
Insomma unammerda da qualsiasi parte uno la prenda: rullanti cafoni, distorsioni cafone, saturazione ossessiva, reiterazione delle stesse poche, povere, indigeribili armonie e linee vocali.

Chiaramente non parliamo di veleni, parliamo di cosine magari sfiziose al palato, ma che non sono generalmente una buona idea per il tuo organismo, quindi si, ma a piccole dosi. Per concludere, non c’è traccia di contenuto proteico, non c’è ciccia, non ci sono dati, solo qualche proteina difficilmente digeribile del mais.
Onestamente, io credo che Ligabue sia stato un po’ impietoso verso sé stesso, un’ala di pollo fritta (in olio di mais) io l’avrei aggiunta al Lambrusco e al Pop Corn, almeno in onore del suo bel vocione ròco.

Living la vida Low Carb.